"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



domenica 23 marzo 2014

ARRIGO “HARRY’S BAR” CIPRIANI (Sketches series - 12)


ARRIGO “HARRY’S BAR” CIPRIANI
(Sketches series - 12)

 

Arrigo Cipriani per qualcuno è il creatore del Harry’s Bar di Venezia ([1]). In realtà quel locale lo fondò il padre Giuseppe ([2]) nel 1931 (più o meno in contemporanea con il concepimento del figlio maschio ([3])): insieme all’altrimenti sconosciuto Mister Harry Pickering, ma l’ignoranza come si sa non è merce rara di questi tempi.

 

Potereste anche smettere di leggere, ma …

 

Vale la pena nel 2014 di andare a mangiare in un ristorante di “proprietà” di Arrigo Cipriani? Non lo so.
Per due motivi che nulla hanno a che fare con la qualità del cibo, che non è il gusto ([4]): il personale ([5]) ([6]) e il fatto che non sapete se e dove trovereste Mister C (che indubbiamente è più brillante nelle “ciacole”dei suoi figli Carmela, Giovanna e Giuseppe, peraltro tutti e tre simpatici per quel pochissimo di cui posso dire di loro).

 

Di Cipriani Senior mi ricordo due cose, una inutile e una importante, vi racconto la seconda: tanti e tanti anni fa (25?) in una sera fredda, di folla nel locale, ci avevano fatto sedere al tavolo 12, che era (ed è) il peggior tavolo dell’unica sala che conta nel ristorante: passò di lì lui e mio padre si lamentò della posizione. La risposta?: “Ma come! Lei è in prima fila a vedere le ballerine e si lamenta?”.
Perché il locale veneziano (senza il quale tutti gli altri non esisterebbero in quanto insensati: mi pare ovvio) ha una sua filosofia, per cui ho visto gente mangiare con il cappotto sulle spalle su uno strapuntino fra il registratore di cassa e il bancone (probabilmente non erano clienti, sicuramente non erano Veneziani).
Verosimilmente, un poco di questo piglio marziale, poi infuso nel Bar, deriva al quasi ottantaduenne ammiraglio della flotta Cipriani dal fatto di aver tirato karate per moltissimo tempo, e si tratta di una persona comunque spigolosa già di per sé che deve aver non poco domato il suo spirito di “bastian contrario” per saper comunque sorridere ai clienti e magari (una volta, quando egli era sempre o quasi in laguna e al comando in sala “dabbasso”) consigliargli dei carciofi freschi o un vino in caraffa.

 

Il suo Martini perfetto non è il mio Martini perfetto, ma se Arrigo Cipriani deciderà di bersene di nuovo uno, idealmente brinderò volentieri con lui secondo la sua ricetta.

 

Arrigo Cipriani ha scritto diversi libri, mi sento di consigliarne uno non recente, un romanzo, di cui nemmeno so dove sia la finita mia copia: Eloisa e il Bellini.
Il Bellini, l’unico cocktail che non oso prepararmi e che non bevo mai “fuori sede”, perché non sarebbe mai nella media veneziana.

 

Spiacente: nessun aneddoto su Welles, Capote o Hemingway.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Di “bar di Harry” nel mondo ce ne è più di uno. Il decano è quello parigino (preesistente ma “Harry” dal 1923).
Siccome anche recentemente Arrigo Cipriani racconta delle sue disavventure legali, è curioso notare come l’omonimo romano del più famoso nel mondo di Calle Vallaresso dichiari ingenuamente “Harry’s Bar Roma nasce nel 1959, prenderà il nome solo nel 1962 ma il locale già esisteva dal 1918; quello di Firenze vanta la nascita nel 1952.
Ovvero 50 e oltre anni fa gli imprenditori erano meno litigiosi o più sicuri delle proprie capacità, opto per la seconda ipotesi. Sotto un profilo giuridico, invece, mi pare che in Italia certi marchi siano meno difendibili che altrove. Infatti:In December 2008 the High Court of England and Wales ruled that Orient-Express Hotels (which owns the Hotel Cipriani) owns the Cipriani trademark and that the use of "Cipriani" in the name of the London restaurant infringed its trademark rights. The decision was upheld on appeal by the Court of Appeal on 24 February 2010, which ordered that the restaurant's name would have to be changed by 24 April 2010. The new name of the restaurant is ‘C’” (da en.Wikipedia; per chi voglia leggersi la sentenza di secondo grado: http://www.bailii.org/ew/cases/EWCA/Civ/2010/110.html); e senza troppo piagnucolare, intervistato da Nicola Porro in coda a un programma televisivo di RAI2, Virus, il 14 marzo 2014 il ristoratore veneziano ha dichiarato che lo scivolone londinese gli è costato una quindicina di milioni di sterline “di danni” (e di spese legali, presumo): https://www.youtube.com/watch?v=7OXS5s-4I1M.
[2] 1900-1980.
Per “altro” rinvio al mio post “Perle mediatiche 13 – La critica gastronomica”.
[3] Sulle baruffe fra Arrigo e sua sorella maggiore Carla forse ancora qualche traccia si rinviene: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/03/08/la-paprika-di-brass-divide-cipriani.html. Mi pare che poi la controversia fu conciliata.
[4] Ma io non “faccio copertoni” e non sono nemmeno un “consulente di viaggio”, quindi non recensisco.
[5] Un saluto, ancora, a Claudio (Ponzio): che comunque e sempre non sbaglia e non sbaglierà mai.
[6] Problema anche di altri locali: il ricambio generazionale è mediamente a peggiorare.

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