"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



venerdì 17 gennaio 2025

A DAVID LYNCH DEVO QUALCOSA

 

A DAVID LYNCH DEVO QUALCOSA

  

Anno 1981: scelsi di trascorrere le vacanze estive, tre settimane, a Londra.
Belle vacanze.
Al cinema vidi The Elephant Man: colpì me, colpì David Bowie.
Più avventuroso dell’andata il ritorno: orario impossibile, dovevo tirare le tre di notte per andare con il bus notturno alla fermata del pullman che mi avrebbe condotto in aeroporto: decisi per un cinema in King’s Road, e così mi vidi Eraserhead: ero giovane e quindi lo ressi (ed ancora mangio il pollo).

 

Il terzo suo film (altri due comunque un poco mi marchiarono) fu Wild At Heart: ricordo che lo andai a vedere due volte in una settimana ([1]) in uno dei più bei cinema di Milano: il Metro Astra di Corso Vittorio Emanuele.
Io volevo essere Sailor e cercavo la mia Lula: ci sono voluti anni, ma la ho trovata e ancora siamo, io e lei, “due contro cento” ([2]).
Non ho una giacca di pelle di serpente, ma quando sento “Baby Please Don’t Go” ...

 

Beh quei due titoli ve li devo: Blue Velvet (che a me e a altri sei nel mondo ricorda un film di Kenneth Anger).
Poi Lost Higway che nella colonna sonora ha David Bowie e che vidi a Madrid.

 

Devo dire che Twin Peaks mi tangette e basta. 
Alla fine la memoria ricordava che un attore era il boyfriend di Linda Evangelista.

 

Non ho altro da aggiungere, se non che scoprii che James Dean scendeva in motocicletta a rotta di collo lungo il Mulholland Drive.
E il mio cerchio esistenziale si chiude, dato - anche - Dennis Hopper.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Altra epoca: potrei averlo visto interamente e poi in parte: pagavi l’entrata non il numero di proiezioni.

[2] È il titolo di un albo di Tex. Noi siamo la versione etero: lei è Tex e io sono il brontolante Kit Carson: due tizzoni d’inferno per la vita. Oppure siamo Butch Cassidy e The Sundance Kit, fate voi.

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