"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



giovedì 20 febbraio 2014

SE DIVENTA “TROUSER”, IL “PANTALONE” NON MIGLIORA (semiseriamente durante la settimana della moda di febbraio 2014 a Milano)


SE DIVENTA “TROUSER”, IL “PANTALONE” NON MIGLIORA
(semiseriamente durante la settimana della moda di febbraio 2014 a Milano)
 



Una vera e propria branca ([1]) del pernicioso modificare in peggio la lingua italiana è l’Inglese a ogni costo.
 
Chi ride per “I don’t see the hour”, “rigor” o “In Milan you can be very tranquil” ([2]) non si rende conto che quelle espressioni sono di chi tenta di parlare la lingua straniera.
 
Ma perché “fashionista” (sempre che coloro che lo usano sappiano scriverlo e capiscano che quasi è un italianismo) è meglio di “modaiolo”? ([3])
 
“Brand” è sì un marchio, ma soprattutto per il bestiame.
 
Tanto che i grandi traduttori evidentemente traducono.
Ecco quindi che Snoopy nei panni di Joe Cool diventava Joe Falchetto.
 
Si badi che il problema non riguarda sbarbati e sbarbate della Barona o di Centocelle che si ispirano ai loro omologhi di quasi trenta anni fa dediti al hip hop.
Il fatto è che ormai siamo alla prassi e non più alla patologia.
 
Ovviamente anche questo ([4]) è un post ad elenco, con l’aggiunta della variante pronunce.
 
Non vi basta “brand”? Allora avete anche “taggato” e “logato”: peggio in quanto si italianizza e basta. Con buona pace dell’etimologia.
 
E poi ci sono le pronunce:
  • “tì-shirt” invece di “tee-shìrt”,
  • “brog”, si scrive “brogue” e si pronuncia di conseguenza ([5]).
E via così.
 
Non paghi, vi sono anche quelli che si gettano nel “crossover”: ecco allora “cippaggine”, in quanto non pronunciano nemmeno “ciippaggine”, come dovrebbero. Eh si perché la parola sarebbe il composto di “cheap” e “aggine”, ovvero un modesto sinonimo di “dozzinalità”, ma pronunciandolo con la “i” corta è come se scrivessero “cippaggine” che vuol dire poco ([6]).
 
Meglio allora ridere sul mobiliere brianzolo che tornato dagli Stati Uniti racconta delle ottime “t-bon stik” mangiate in Texas.
 
Variazione fuori tema: sui plurali che diventano singoli, non mi ci metto neanche: ma chi dice “la scarpa” è forse un appassionato dell’erotismo con amputazioni [7]?
 
Che fare? Nulla di costruttivo, aumentare il disprezzo e rallegrarsi per non essere parte di queste mandrie di “poveretti”. “Style coach” ([8]) inclusi ([9]).
 
 
                                                                                                                      Steg
 
 
 
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[1] Per le branchie della scienza o storpiature su liquori fernet (meglio un doppio scotch diceva qualcuno) rivolgersi altrove.
[2] Quest’ultima frase è meno errata – non è corretta ma si capisce – di quanto si pensi.
[3] È moda? Certo, ed allora: “Fashion […] beep-beep”, con i complimenti a David Bowie per i Brit Awards 2014.
[4] Rinvio al post progenitore: “Il ‘pantalone’ e il ‘caipiroska alla fragola’: il massacro della lingua italiana come alibi per evitare di affrontare molte cose”.
[5] Che non sia sinonimo di scarpe maschili stringate qualche lettore lo sa già.
[6] “Cip” significa frammento in Inglese; ma poi ci sono: le “blue-chip” cioè azioni ad alto rating (che non è proprio sinonimo di quotazione, a meno di tradurlo con quotazione di lungo periodo); c’è il cip nel poker. Mi astengo dalle espressioni idiomatiche. 
[7] Rendo omaggio a una famosa battuta di Siouxsie a un concerto dei Banshees rivolta a un focoso spettatore che le aveva afferrato la gamba …
[8]la mia longeva esperienza nel fashion e per la mia personale attitudine di STYLE COACHING”: cioè? Tutto vero, cercate se volete.
[9] Scriverò mai il post sul vizio di “andare a scuola di tutto”?

 

2 commenti:

  1. [7] a roma ti segnalo cippettone: es 'il modello fico, no quello cippettone'

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  2. Steg, nel cosiddetto fashion ti va ancora bene. L'anno scorso, in occasione di una serie della Major League di Baseball conclusasi con un clamoroso 4 partite a zero (il cosiddetto "sweep", più o meno equivalente al "cappotto" di italianissima memoria) ebbi la (s)fortuna cosmica di imbattermi in una frase su un blog che rimane il massimo dell'abiezione: "I San Francisco Giants hanno sweppato i Detroit Tigers etc. etc.". Non male anche la declinazione italica alla Guido Bagatta del "sack" nel football americano (quando il quarterback viene placcato prima di riuscire a lanciare): "Tony Romo conferma il suo periodo no: è stato sackato tre volte solo nel secondo quarto etc. etc.". Passando per un superfashion "melangeato" (ovviamente dal francese "melange", per concludere con un "oggi stavo whatsappando" che si meriterebbe un Belsen. Trova di peggio, se ci riesci.

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