"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



martedì 5 novembre 2019

RING DI CRITICA LETTERARIA (Mari vs. Scaraffia)


RING DI CRITICA LETTERARIA
(Mari vs. Scaraffia)

Non sono persona che rifiuta di cambiare idea. Ma le reiterate mancanze altrui rafforzano una opinione non positiva.
Ricordo che in un post di anni fa avevo usato l’allegoria di quel manifesto che contrapponeva Andy Warhol a Jean Michel Basquiat.
Questa volta mi pare che Michele Mari vinca ai punti contro Giuseppe Scaraffia.

Michele Mari lo ho conosciuto per caso, attraverso – contemporaneamente – gli Ianva e Emilio Salgari; da lì ho letto Tutto il ferro della torre Eiffel ([1]), Tu, sanguinosa infanzia e Rosso Floyd.
Posso eccepirgli, quanto al primo dei tre titoli citati: la mancanza di una nota bibliografica e la confusione fra Pernod e pastis (il primo è un prodotto definito, il secondo la categoria di cui il Pernod è parte, insieme a Ricard, 51, eccetera: tutti i pastis di Francia?) e, forse, anisetta.

Giuseppe Scaraffia continua, inesorabilmente, ad avere una pecca ben più grave: le sue bibliografie sono “tirate via”: citazioni ripetute, titoli accompagnati dalla traduzione italiana oppure no oppure la indicazione della sola versione italiana.
Insomma, ogni suo libro di cui ho copia soffre di una qualche inaffidabilità. L’ultimo forse anche di provincialismo: non inserire infatti l’indirizzo de Le Grand Véfour (anche la terza parola ha la maiuscola siccome cognome) nell’elenco che accompagna il testo de L’altra metà di Parigi fa sospettare che egli non vi abbia messo piede.

Ecco perché vince Mari.


                                                                                                                      Steg



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[1] “t” in minuscolo in originale.

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