"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



sabato 20 giugno 2015

ILLUSIONI MEDIATICHE IN LETTERATURA E IN MUSICA


ILLUSIONI MEDIATICHE IN LETTERATURA E IN MUSICA

 

L’argomento non è del tutto nuovo per il mio blog, le prospettive sono diverse.

 

In Italia (ma non solo, però della mia nazione scrivo), una volta, le persone ricche e incolte compravano metri di libri, o di copertine (ma in tal caso era facile smascherarli), per gli scaffali delle loro biblioteche.

Poi arrivarono i radical chic (termine coniato da Tom Wolfe) che esibivano i dorsi dei libri di certi editori (essenzialmente due, se proprio si doveva sceglierne uno privilegiavano quello di Via Sa Giovanni Sul Muro, a Milano).

 

Chiunque abbia senno, un certo giorno tratta ambo le categorie come idioti, perché ci sono solo mangialibri ([1]) oppure bibliofili, entrambi furiosi ([2]).

Spesso i dorsi degli scaffali delle loro biblioteche mostrano tomi poco raccomandabili come le annotate salgariane di Mario Spagnol, o i monumentali formato album di Garzanti e Casterman che custodiscono fumetti. La lotta è persa: un formato compromette tutto e poi non serve nemmeno quello, i libri si accumulano inesorabilmente.

 

Quando comparve il formato CD anche persone, fra cui amici, degni di ogni stima dopo un po’ si persero e dispersero. I dischi, si chiamavano cosi solo quelli in vinile, vennero venduti, regalati, abbandonati e con loro i giradischi, che chiamavamo tutti “piatti”.

I primi CD suonavano malino, quindi le rimasterizzazioni cominciarono ben presto, si aggiungevano tracce ai CD ([3]) e tutti a sostituire anche i sostituti con nuovi sostituti.

 

Incidentalmente, ma non troppo: credo di aver venduto una dozzina di dischi, uno lo cercai poco dopo e lo trovai ([4]). Sì perché si scoprì che non tutto era in CD.

 

Il disco in vinile è scomodo, ed è diventato costoso – rispetto a un CD (il difetto davvero “originale” di questo formato è che tutti si sentono autorizzati a riempire almeno 50 minuti) –,  mentre la musica scaricata non ha aspetto.

Chi compra oggi il disco non lo ascolta come dovrebbe: cioè senza rispetto eccessivo per l’usura ([5]) del supporto e con coscienza della decadenza inevitabile della confezione e, chiaramente magari stando in una posizione non ottimale rispetto ai diffusori sonori. Lo ascolta invece come quando sfoglia un tomo lussuoso, finge di guardare la copertina e spera che ci sia il codice per “scaricare” il disco su un apparecchio a riproduzione digitale: ma come non lo hai comprato perché suona meglio il vinile e poi alla fine ti accontenti delle compressioni industriali?

 

Chi legge un libro in digitale si pone mai il problema di non poter – al di là dell’odore della carta (o della pergamena o del cuoio o ...) – stare in piedi a cercare fra i dorsi o di sentire il peso di un volume o soprattutto di soffermarsi su un segnalibro o segnapagina o sottolineature?

Soprattutto: se non trova il formato digitale non legge?

 

Il libro di carta vincerà sempre se fabbricato con buona cellulosa e il disco in vinile prima o poi tornerà ad essere un formato, non “IL” formato, per ascoltare musica registrata.

 

In ultima analisi, chi crede alle tecnologie in sé, anche con finalità ordinatorie ([6]), è un illuso.

Chi ama davvero il fine (letteratura e musica) soffre – anche se magari lo giustifica – il mezzo, non lo idolatra ([7]).

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] Parafraso il titolo di una rubrica della rivista francese Métal Hurlant.
[2] Cito l’abate Gaetano Volpi, https://it.wikipedia.org/wiki/Gaetano_Volpi, semplicemente perché il titolo di questa sua opera mi fu evocato in una conferenza cui partecipò il prefatore di un’edizione dello scorso secolo: Gainfranco Dioguardi.
[3] Del resto quando poco tempo prima i nastri magnetici in formato MC7 avrebbero dovuto – non accadde – soppiantare i dischi si era fatto lo stesso.
[4] Il secondo album dei Ludus.
[5] Doppia copia sino all’avvento del CD e forse un po’ oltre per tutti i dischi di Siouxsie and the Banshees della mia collezione, e si veda infra.
[6] Tutto quanto era, da voi, in nastro magnetico su cassetta formato VHS ora è in formato DVD blue ray? Non ci credo.
[7] Nota di servizio: nel 2015 avrei fatto volentieri a meno della ristampa in vinile con copertina alternativa e canzone aggiunta dell’album Join Hands di Siouxsie and the Banhsees e del singolo formato 7 pollici di Marc Almond abbinato al volume pubblicato da First Third Books. E avrei volentieri comprato i soli apparati cartacei dell’edizione in vinile dello scorso anno dell’album Dirk Wears White Sox di Adam and the Ants.

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