"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



venerdì 18 gennaio 2013

INVISIBILITÀ ARTISTICA CONTRO IL SOCIALMENTE CORRETTO


INVISIBILITÀ ARTISTICA
CONTRO IL SOCIALMENTE CORRETTO

 

Quando il blog che ospita i miei scritti era agli inizi, celebrai l’inutilità degli elenchi.
Ne sono ancora convinto.
 
Se prendete fra le mani un libro o un fonogramma ([1]) oggi essi debordano di “grazie” ([2]).
Pare ([3]) che Carlo Fruttero non li amasse questi ringraziamenti, non conosco la ragione ma condivido.
 
Tommaso Landolfi aveva chiesto al “suo” editore (Vallecchi, allora) di non mettere nulla su di lui, ovvero esigeva il risguardo di biografia bianco nelle copie dei propri libri.
Lo ammiro molto.
 
Una variazione sul tema dei ringraziamenti è la “colonna sonora” dello scrittore e/o del romanzo.
Non so a chi si debba questa idea, credo che in Italia responsabile, o meglio causa di fatto senza volontà in tal senso, per un suo successivo uso – erroneo in riferimento al romanzo e un uso sempre censurabile se riferito all’autore – sia Pier Vittorio Tondelli, il quale indicò una colonna sonora, trentotto canzoni, in coda alla conclusione del suo romanzo Rimini (un successo di vendite).
 
Che senso hanno i ringraziamenti ([4])? Nessuno.
Pensate a coloro che ringraziano il loro agente letterario: il loro agente lavora ed è pagato per quello.
Coloro che ringraziano moglie o marito (o analoga persona) perché li ha sostenuti o sopportati ([5]): cosa interessa ai lettori? Roba da rotocalchi rosa. Al più si dedicherà loro l’opera letteraria ([6]). Fra l’altro si rischia anche di minare la propria sfera di vita privata (e quella dei “ringraziati”).
 
Morale? Tutto questo daffare a descriversi e a fare gruppo mi sembra l’ennesimo, sgradevole esempio di come si sia circondati da persone che devono essere per forza sorridenti e in branco, incapaci di distinguere i “real friends” dagli “sham friends” ([7]) e desiderose di descriversi al prossimo per cercare compagnia ad ogni costo.
 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

© 2013 Steg, Milano, Italia.
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[1] I ringraziamenti nelle opere cinematografiche sono meno frequenti, forse perché i titoli di coda li seguono un pugno di spettatori
[2] Nel numero di domenica 13 gennaio 2013, se non vado errato, è comparso un servizio di due pagine su La Lettura (supplemento del Corriere della Sera) relativo a prologhi e ringraziamenti nei romanzi. Pare che Walter Veltroni nell’ultimo si arrivato alla mezza dozzina di pagine dei secondi.
[3] Lo dichiara sua figlia Maria Carla nel libro La mia vità con papà che evidentemente ammicca con un cognome scritto in corpo triplo rispetto al suo titolo.
[4] Non sto scrivendo di pubblicazioni scientifiche o di ricerca o comunque saggistiche.
[5] Uso comune nei paesi anglosassoni pare in Italia semplicemente importato: lo fanno loro facciamolo anche noi!
[6] Sta bene la dedica a qualche persona, ma non l’elenco.
[7] In fondo un’epigrafe francisbaconiana che è fra le bandiere di questo blog e che copre tutto lo spettro dei dedicabili, inclusi quelli che dovrebbero seguire la dicitura: “non dedico questo libro a”.

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