"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



sabato 8 novembre 2014

“THE WIDTH OF A CIRCLE” (Song series - 4)

“THE WIDTH OF A CIRCLE

(Song series - 4)

 

Affermava Tonito che The Man Who Sold The World è heavy metal. Forse.

Lui, a suo dire, faceva parte della “gente bella”, cioè di quelli cui tutto avrebbe dovuto essere permesso invece permesso tutto non lo fu.

Riposa in pace, dannato (cfr. F. S. Fitzgerald, ma anche John Foxx) Antonio!


The Man Who Sold The World, di cui già ho scritto, è un disco a faticosa gestazione e a definitiva ossessione per l’ascoltatore.

Colossale e mostruosa come una creatura di Robert E. Howard, si erge la sua monumentale apertura: “The Width Of A Circle”. Essa nasce con dimensioni quasi accettabili, come sanno tutti quelli che ne conoscono anche le versioni giovani (non giovanili).

Poi l’opera si sviluppa e cresce quasi incontrollabile fino a divenire una schizofrenia a due e fra due: le liriche di David Bowie da una parte e le partiture di chitarra di Mick Ronson (l’angelo biondo di Hull) dall’altra.

Separati e complementari loro, come li si ascolta e vede in Ziggy Stardust and the Spiders from Mars di Donn Alan “D. A.” Pennbacker: Halloween Jack (Ziggy muore formalmente quella sera) preso nei suoi mimi quasi leziosi per i profani e Ronno a calpestare il legno del Hammersmith Odeon londinese come i listelli del ponte del suo veliero corsaro, le fibbie henrymorganiane inconfondibili delle calzature a ricordarcelo.

Ogni volta l’ascolto è una esperienza e, come se non bastasse, nemmeno il tempo di riprendere fiato e si casca in “All The Madmen”.

  

NOTA DEL 2022

Circostanze fortuite mi hanno condotto a un probabilmente inevitabile nietzschiano.

Nel quarto capitolo di Al di là del bene e del male (1886), si trova questa considerazione di Friedrich Nietzsche: “Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te” ([1]).

Riandare al testo della canzone in commento è inevitabile.

 

 

                                                                                                                      Steg

 

 

 

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[1] È il frammento, o sentenza o aforisma, numero 146. Si è utilizzata la versione di Ferruccio Masini; la traduzione di Masini è basato sulla versione critica originale (dunque in lingua tedesca) stabilita da Giorgio Colli e Mazzino Montinari per Adelphi.
Il capitolo è qui intitolato “Sentenze e intermezzi” (qualcuno preferisce “aforismi” come primo termine), tratto da Al di là del bene e del male, nel volume VI, tomo II, pagina 79, Milano, Adelphi delle opere nietzschiane; l’edizione cui mi riferisco è quella rilegata contenente anche l’opera Genealogia della morale.


 

1 commento:

  1. ...gente bella....

    "I wanna live like beautiful people
    give like beautiful people
    with like beautiful people around"

    Hai a disposizione cinque secondi senza andare su google.

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